Cosa vuol dire essere cittadina italiana?
Sono nata in Marocco e sono arrivata qua in Italia
quando avevo solo 2 anni, l'età di
una bambina alla quale fondamentalmente importa poco della sua cittadinanza.
Sono cresciuta in questo Paese, un paese che mi ha accolta e si è
impegnato per non farmi sentire diversa. Ho imparato la lingua italiana come qualsiasi altro bambino italiano della mia
età, frequento lo stesso liceo e gli stessi posti di tanti altri ragazzi italiani, sogno come loro di
viaggiare e di fare l’università.
Crescendo, ho notato che
c'era sempre un motivo per cui io non potevo fare quello che invece tutti gli
altri ragazzi italiani potevano fare, eppure questo stava tutto in un pezzo di carta, che diceva che nonostante
io fossi cresciuta in mezzo a loro, non ero italiana.
Cos'è che fa di una persona la cittadina di uno Stato piuttosto che di un
altro? Può mai essere il colore della pelle? L'origine dei
genitori? La religione?
Io credo che nel preciso istante in cui nasce, un
bambino è parte dello Stato dove questa cosa succede. Perché riconoscere come straniero un bambino che ha pronunciato
le sue prime parole in italiano? Un bambino che sin dalla sua infanzia si sente parte dell'Italia?
Io riconosco un cittadino
dall'amore che ha per il suo Paese,
per il posto in cui è nato e cresciuto, riconosco un cittadino dalla fiducia che ha nel suo Paese, dalla
condivisione dei valori.
Riconosco la voglia di
essere cittadini d'Italia nei bambini che vengono al Sermig, in quei bambini che sono nati e
cresciuti in questo Stato.
È chiaro che oggi basta
davvero poco per scatenare un odio che
partirebbe dai più piccoli per distruggere tutto, un odio che però può ancora
essere trasformato in unione tra
persone che possono sembrare diverse, ma sono legate dall'amore per la stessa Nazione, dalla voglia di
camminare e lottare insieme per creare un posto dove indipendentemente dalla
provenienza, ci si senta a casa propria.
Fatima